Siamo stati presenti al Convegno "Adolescenti nella Dimensione Social"

Pubblicato il 13 aprile 2025 alle ore 13:08

Adolescenti nella Dimensione Social: il racconto di una generazione in bilico tra connessioni digitali e bisogni reali

 

Un'intera giornata di confronto, presso l'Istituto Professionale "Pesenti" di Bergamo, tra dati, testimonianze e riflessioni, ha animato il convegno "Adolescenti nella Dimensione Social", che ha riunito esperti, educatori e studenti per fare luce sul rapporto tra i giovani e il mondo digitale. Un’indagine collettiva che racconta un universo adolescenziale sempre più connesso, ma spesso fragile e invisibile agli occhi degli adulti.

Apre i lavori il Dott. Emanuele Monti, presidente della IX commissione permanente - sostenibilità sociale, casa e famiglia di Regione Lombardia, con la presentazione di due sondaggi: uno dedicato al mondo del lavoro dei 50enni, l’altro focalizzato sulla percezione di sé e al ruolo dei social nella costruzione dell’identità. È proprio quest’ultimo a restituire una fotografia nitida: piattaforme come Instagram non sono solo strumenti di comunicazione, ma diventano specchi in cui l’immagine di sé è centrale, spesso a scapito della salute emotiva. La percezione del rischio, sia rispetto alle sostanze che alle nuove dipendenze, come il gioco d’azzardo, resta preoccupantemente bassa.

Il "Progetto Selfie", illustrato dal Prof. Marcello Esposito docente di economia e membro Direttivo dell’Associazione "Semi di Melo", ha coinvolto oltre 80.000 adolescenti lombardi dal 2016 al 2023. L’obiettivo: ascoltare i ragazzi e comprendere il loro punto di vista sul cambiamento, sulla tecnologia e su sé stessi. I dati raccolti raccontano di un drastico calo dell’attività sportiva e della lettura, a favore di un aumento del tempo speso tra gaming e social. Facebook lascia il passo a TikTok, ma cambia anche il modo di vivere i social: oggi diventano spazi dove tutto è esposto al giudizio.

Il sociologo Giulio Vidotto Fonda, Ricercatore Sociale - Università Cattolica, evidenzia un peggioramento nella percezione di sé tra i giovani, un aumento del bullismo – offline e online – e una crescente insoddisfazione in ambito affettivo e scolastico. Tuttavia, emerge anche una nota di speranza: gli adolescenti credono nel futuro e nelle proprie capacità di affrontare i problemi, rivolgendosi in primis agli amici e, sempre più spesso, anche agli psicologi.

Preoccupante, invece, il quadro emerso sul fronte delle dipendenze. Se da un lato si registra una lieve riduzione nel consumo di cocaina, cannabis e sigarette, dall’altro si segnala un aumento del consumo di eroina. A guidare l’uso di sostanze, secondo i ragazzi, non è solo il piacere, ma il bisogno di affrontare momenti difficili.

Gli studenti degli istituti Pesenti e Falconi di Bergamo hanno portato la loro voce attraverso due sondaggi. Interessante il dato secondo cui, già dall'età di 8 anni, molti ritengono giusto avere un cellulare, purché con limiti e controllo. La richiesta ai mondi adulto e scolastico è chiara: educare all’uso consapevole della tecnologia, senza demonizzarla.

Nella tavola rotonda del pomeriggio, il sociologo Stefano Laffi ha sottolineato come i giovani oggi si confrontino con ansie legate alla salute e all’identità, più che con guerre o temi climatici. A fronte di un mondo adulto percepito come distante, i ragazzi cercano rifugio nelle amicizie, vero e proprio spazio di cura reciproca.

Il Prof. Stefano Pasta, esperto di media education, ha rilanciato il valore del pensiero critico come strumento educativo, oggi più che mai urgente in una società dove siamo tutti "spetta-autori", non solo spettatori.

La Dott.ssa Simona Malpezzi, Vice Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha posto l’attenzione su un cambiamento epocale avvenuto nel 2010, anno della diffusione capillare dello smartphone. È proprio da quel momento che, secondo l’analisi dei dati internazionali, si registra un’impennata nei livelli di ansia tra i giovani. Da qui nasce la proposta di legge per vietare l’uso dei cellulari e dei social media al di sotto dei 15 anni, nel tentativo di arginare un’esposizione precoce e dannosa.

La studiosa Stefania Garassini, docente di digital journalism all’Università Cattolica, ha invece sottolineato l’importanza di costruire un’alleanza educativa tra adulti e giovani. Il proverbio africano “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio” torna con forza: è necessario condividere patti educativi, accompagnare i ragazzi nel loro percorso verso l’autonomia digitale e mettersi in discussione come adulti. Oggi, i giovani postano meno contenuti personali, più attenti all’immagine di sé e al giudizio. Educare alla consapevolezza significa dunque anche promuovere un equilibrio tra il mondo reale e quello virtuale.

A chiudere il convegno, l’intervento toccante dello psicologo Simone Feder, Responsabile di "Casa del Giovane" di Pavia e dell'Ass.ne "Semi di Melo", che ha ricordato come spesso siano proprio i giovani a prendersi cura di altri giovani, tanto che il 26% dei ragazzi si sente di avere le competenze per affrontare il futuro in maniera autonoma, dato, questo, che può essere visto come positivo per la percezione di sé ma, viceversa, può essere interpretato come una forte sfiducia verso il mpondo adulto. Per questo motivo, serve un mondo adulto presente, formato, pronto ad ascoltare e a intervenire con strumenti aggiornati, soprattutto sui nuovi fenomeni come il gioco online. Inoltre, un adolescente su quattro si infligge autolesionismo e tanti si sentono soli. Serve un intervento al momento giusto, uno sguardo empatico capace di incontrare davvero l’altro: "L'incontro con l'Altro non può, o meglio, non deve lasciare ognuno di noi lo stesso di sempre, la relazione porta all'apertura verso il mondo".

Il sociologo Mauro Magatti, Professore ordinario Università Cattolica, ha chiuso con una riflessione filosofica: ogni cambiamento tecnologico è anche un cambiamento umano.

Ogni tecnologia dev'essere vista come un farmaco, nel senso del medicinale, che può curare e far ammalare allo stesso tempo.

Il problema è capire come sia possibile usarlo al meglio. 

Ogni battaglia è una battaglia di libertà e ognuno di noi si deve domandare come si fa ad essere liberi in questa epoca nuova.

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